Una spada che sostiene tre corone sovrapposte e un serpente che vi si attorciglia. È questo il simbolo di S. Paolo!

La spada è simbolo del suo status di soldato; le corone simboleggiano l’ordine civico, l’ordine feudale e l’ordine ecclesiastico; il serpente è il simbolo dell’essenza del santo: il primo ciaraulo della storia.

Ma cos’è un 𝘤𝘪𝘢𝘳𝘢𝘶𝘭𝘰 e da dove deriva questo termine?

Etimologicamente, secondo l’abate palermitano Michele Pasqualino, Traina, Pitrè, De Felice e Vàrvaro, la parola dovrebbe venire dal greco 𝘬𝘦𝘳𝘢𝘺𝘭𝘦𝘭𝘦𝘴 o 𝘤𝘦𝘳𝘢𝘶𝘭𝘦𝘴 e indicherebbe il suonatore di tromba. O forse deriva dal francese 𝘤𝘩𝘢𝘳𝘢𝘶𝘵, che significa fattucchiera.

Essere 𝘤𝘪𝘢𝘳𝘢𝘶𝘭𝘰 è un dono sovrannaturale, posseduto solo da alcuni individui nati la notte del 25 gennaio e del 29 giugno, giorni, rispettivamente, della conversione e della commemorazione del martirio dell’Apostolo delle genti.

Pitrè racconta che egli non possiede “attrezzi” del mestiere, se non le sue mani e la sua saliva, capace di guarire dai morsi degli animali velenosi. Il ciaraulo, infatti, maneggia i serpenti, gli scorpioni, i rospi, i ragni e altri rettili e insetti velenosi. E non è raro, il giorno della festa, vedere che questi stessi animali sono portati al cospetto del simulacro, in un rituale che mescola insieme sacro e profano, ripercorrendo antichi rituali pagani connessi alle divinità ctoniche, non solo locali.

I ciarauli rientrano tra i guaritori e gli indovini popolari che è possibile rintracciare in varie parti d’Europa, come i 𝘤𝘶𝘯𝘯𝘪𝘯𝘨 𝘮𝘦𝘯 (esperti e stregoni) e le 𝘸𝘪𝘴𝘦 𝘸𝘰𝘮𝘦𝘯 (sagge e indovine) inglesi, i 𝘒𝘪𝘰𝘬𝘢 𝘨𝘶𝘣𝘣𝘢𝘳𝘯𝘢 e 𝘷𝘪𝘴𝘢 𝘒𝘢𝘳𝘪𝘨𝘢𝘳𝘯𝘢 svedesi, i 𝘮𝘢𝘥𝘳𝘺 polacchi o, ancora, i 𝘴𝘢𝘭𝘶𝘥𝘢𝘥𝘰𝘳𝘦𝘴 spagnoli.

Anche nel Sud Italia, soprattutto in Calabria e Basilicata, il termine assume alcune declinazioni, come 𝘤𝘪𝘢𝘳𝘮𝘶𝘭𝘢𝘳𝘶 (dal 𝘤𝘪𝘢𝘳𝘮𝘢𝘳𝘦, ovvero incantare), fino a quella di 𝘴𝘢𝘮𝘱𝘢𝘷𝘶𝘭𝘢𝘳𝘶, da cui si evince l’esplicito riferimento a San Paolo.

Fonti:

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Festa San Paolo Apostolo PATRONO di Palazzolo Acreide (SR)